News › Sulcis Iglesiente Oggi 22.Nov.2009

dal settimanale della Diocesi di Iglesias

Don Ignazio racconta la sua missione in Africa

Nel 2008 chiesi al nostro Vescovo di concedermi un periodo da dedicare all'Africa, nello specifico alla Sierra Leone, e da allora ogni mia energia mentale e fisica è stata orientata verso quella terra lontana, reduce dall'orrore di dieci anni di guerra, civile i cui segni e strascichi sono visibilissimi a tutt'oggi.

Sin da subito ebbi il sentore di cose difficili in una terra non mia, dove non ci sono altri sacerdoti diocesani europei; dove la lingua parlata (l'inglese) non era la mia; dove la religione predominante era ed è quella musulmana e dove alla nostra cultura fatta di lunga storia del pensiero si sostituisce la regola ferrea del "qui e adesso" senza passato e senza futuro.

Sì, perché in Africa il passato evoca terrore, morte e fame e il gusto del ricordo, che da noi conservano gli anziani, in Africa non ha molto valore perché, per ovvi motivi, i detentori dei ricordi sono pochissimi.

Ho sempre creduto e pensato che se all'uomo togliessero la memoria non gli resterebbe che un naturale approccio vitale alle cose, dove in primis c'è la sopravvivenza a costo di tutto il resto, il procacciarsi quel pane quotidiano che gli assicuri ancora l'oggi, un oggi senza progettualità, quindi senza futuro da sperare ed invocare.

Così, nel puro fatalismo, si svolge la scena della vita dei villaggi africani, in attesa di occasioni dell'oggi che mai si rimandano a un domani insicuro.

Nonostante queste serie differenze, con l'aiuto del Signore, ho voluto contribuire per dare un piccolo segno di speranza al villaggio di Lokomasama, iniziando nel maggio 2008 la costruzione del Centro Medico Giovanni Paolo II, oggi quasi terminato; la costruzione della grande mensa per i bambini del villaggio portata a termine ad aprile scorso e le due case per i volontari a Lungi e a Lokomasama.

Un lavoro creato grazie all'aiuto costante dei nostri volontari, circa trenta e da tutta Italia che a più riprese hanno fatto i turni durante questo anno e mezzo.

La nascita dell'Associazione Love Bridges voluta dai volontari a supporto della missione nascente ha rinforzato ed accelerato l'opera dandone una visibilità maggiore in tutta Italia.

Oggi siamo contenti di portare a termine un servizio che non è stato pensato solo come "edificio" da consegnare una volta terminato, ma come responsabilità data ufficialmente dal Vescovo di Makeni alla Associazione che curerà la continuità dell'opera per il tempo necessario.

Ad un anno e mezzo di distanza e di impegno continuo i volontari hanno voluto raccontarsi con il libro "Opotho" che in lingua locale Temne significa "Uomo bianco". E' così infatti, che i bambini si rivolgono a noi per invocare aiuto o per salutarci.

Attraverso questo libro siamo sicuri di riuscire a ricavare il necessario per portare a termine tutti i lavori a Lokomasama!

Entro il mese di marzo 2010 crediamo di poter inaugurare tutto il complesso.

L'esperienza in Sierra Leone è una prova per ciascuno di noi, che non è sicuramente risolutiva dei tanti e complessi deficit di quella terra, ma che ci aiuta a riscoprire il cammino cristiano della carità, proprio perché "la carità di Cristo ci spinge..." verso coloro che senza colpa si trovano dall'altra parte del mondo a lottare per avere ancora :un "oggi" da vivere.

IGNAZIO PODDIGHE